Agrobiodiversità

La fame come generatrice di sapienza

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Foreste, Paesaggio e Ambiente, Agrobiodiversità

Come è ben noto, la Puglia vanta un ampio sviluppo costiero e un territorio in gran parte pianeggiante e diffusamente coltivato, dalla Capitanata al Salento.  Tuttavia, addentrandosi nelle zone più interne della regione, soprattutto a nord e in territorio dauno, inizia ad affacciarsi l’Appennino, con le cime dei Monti Dauni a ovest che dominano sul Tavoliere.

Nelle estremità occidentali, la salita subappenninica si fa ripida: su queste zone, i terreni coltivati iniziano a essere marginali e, progressivamente all’incremento dell’altitudine, si fanno sempre più radi per lasciare spazio al bosco. Nell’intermezzo, si fa strada il cosiddetto mantello, un tipo di habitat consistente in una fascia avvolgente di fitta vegetazione dove sono confinate particolari forme biologiche, tra cui piante legnose con portamento rampicante incapaci di reggersi da sole, come le clematidi (Clematis vitalba L., Clematis flammula L. e il tamaro (Tamus communis L.).

Le suddette specie sono notoriamente tossiche, eppure la tradizione fitoalimurgica di alcune comunità locali, come quelle del subappennino dauno o del Gargano, contempla queste piante, da consumarsi però in fase di ripresa vegetativa e prevalentemente sotto forma di germogli apicali, come nella Clematis vitalba L., o di teneri turioni simili agli asparagi nel caso del tamaro.

Cosa ha spinto la popolazione locale a ricorrere alla raccolta di queste specie rischiando di mettere seriamente a repentaglio la propria salute? Era la fame, nonché la sopravvivenza.

È presumibile che nel tempo abbiano sviluppato un’abilità empirica con cui discernere il momento fenologico della pianta favorevole al consumo rispetto a uno più tardivo che ne avrebbe pregiudicato la commestibilità. Tutto ciò ha del sorprendente: la disperazione dettata dalla fame ha partorito un approccio resiliente nell’esperienza empirica di raccolta che ha permesso loro di superare l’ostacolo correlato alla tossicità intrinseca di quelle piante.

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